Sono poche le parole che mi fanno schifo nel nostro vocabolario.
Adoro le parole.
Adoro quello che possono trasmettere, adoro scriverle, mescolarle, riempirle di emozioni.
Ecco.
Queste: Giusto, Sbagliato. Mi fanno schifo.
Sono prive di significato per me. Un pò come bello e brutto. Anzi, forse molto peggio.
Sono di una banalità sconcertante.
Odio le parole in cui entra la soggettività della persona, le parole che per essere usate presuppongono un giudizio, un paragone rispetto a dei parametri prestabiliti, a delle aspettative, a ciò che dovrebbe essere.
Le odio queste parole, perchè odio i giudizi.
Soprattutto quando vengono sparati come sentenze senza neanche essere a conoscenza di tutto.
Non si può mai avere una conoscenza così profonda delle motivazioni per cui una persona è e si comporta in un certo modo.
Siamo esseri imprevedibili, fatti di mille sfaccettature.
Non rientriamo mai nei criteri prestabiliti della logica, che sia logica matematica, morale, della società o semplicemente la logica di un'altra persona. Io soprattutto.
Il giudizio non fa parte di me.
Anzi, generalmente, quel che esula dal mio modo di essere o di fare è per me motivo di riflessione e di crescita.
Non si è mai così in alto, e con una tale conoscenza da poter giudicare qualsiasi cosa.
___ ilBiancoEilNero
ps: scusate la lagna, ma certe cose mi fanno venire il vomito.
Per la cronaca.. Dal vocabolario:
giusto
[giù-sto] agg., avv., s.
- 1 Di persona che conforma i propri giudizi e comportamenti a criteri di equità, di imparzialità SIN equanime: padre g. con i figli; in gener. che ha una sicura coscienza morale SIN probo, retto: uomo g.; in partic. che applica imparzialmente la legge: giudice severo ma g.
- 2 Fondato su ragioni moralmente valide, ispirato a ciò che è (giudicato) bene o congruente con quanto la legge richiede: g. punizione; g. rivendicazione; freq. con il verbo essere o altro verbo copulativo seguito da frase soggettiva: mi sembra g. mobilitarsi; e con verbo di opinione seguito da frase oggettiva: credo che sia g. andare da loro || dir. g. causa, motivo che consente a una delle parti di un contratto di recedere dall'impegno assunto; in partic. insieme di motivi che legittimano il licenziamento del lavoratore | g. mezzo, equidistanza dagli opposti, dagli eccessi, misura conveniente
- 3 Che è conforme a qlco. e, in partic., rispondente a verità (contrapposto a sbagliato) SIN esatto: dare un'informazione g.; che corrisponde alla natura, alla qualità della cosa: prezzo g.; trovare la parola g. per definire una cosa; adatto a determinati scopi, funzioni o circostanze: usare lo strumento g.; tono g.; che corrisponde alla misura, alla quantità debita o ottimale, spesso precisato con la prep. di: giacca g. di spalle || scegliere proprio il momento g.; arrivare proprio al momento g., per antifrasi, il momento sbagliato, in cui si è inopportuni | giusto giusto, che va a pennello, di misura: la gonna è g. g.
sbagliato
[sba-glià-to] agg.
- 1 Errato, non corretto: calcoli s.; erroneo, inesatto: giudizio s.; mal fatto: film, spettacolo s.
- 2 Non adatto alle circostanze, attuato senza criterio: iniziativa s.; non adatto a una determinata persona: professione, donna s.; non corrispondente alle aspettative o a ciò che dovrebbe essere: una vita s.
- 3 Scambiato per un'altra cosa o persona: imboccare la traversa s.