Per il momento non mi interessa il mio piacere.
Lo conosco già, può aspettare.
Ma mi sovviene di te una oscena,
leggera,
legittima curiosità.
Per questo ti vorrei qui,
a gambe aperte,
inchiodata su quel letto
che si fa demonio e soavità,
attendere la mia bocca
come un nordico,
freddo tormento.
La mia bocca fatta di denti,
di saliva,
di lingua,
di fiato,
di quella speciale qualità di odio
che ha solo l'amore senza un fine,
e che non finirà.
La mia bocca costringerti,
vittoriosa e sconfitta,
all'ultimo,
goffo,
ancestrale,
acuto,
letale e dolcissimo,
mistico,
animale,
insensato come la voglia che ho di te,
grido.
Dal centro della terra fino alla fine dei giorni.
Io sono una pagina per la tua penna. Tutto ricevo. Sono una pagina bianca. Io sono la custode del tuo bene: lo crescerò e lo ridarò centuplicato. Io sono la campagna, la terra nera. Tu per me sei il raggio e l'umida pioggia. Tu sei il mio Dio e Signore, e io sono terra nera e carta bianca.
Ella appariva, così, la donna di delizia, il forte e delicato strumento di piacere, l'animale voluttuario e magnifico destinato a illustrare una mensa, a rallegrare un letto, a suscitare le fantasie ambigue d'una lussuria estetica. Ella così appariva nello splendore massimo della sua animalità: lieta, irrequieta, pieghevole, morbida, crudele.
I'm the girl you've been thinking about
The one thing you can't live without
I'm the girl you've been waiting for
I'll have you down on your knees
I'll have you begging for more
You probably thought I wouldn't get this far
You thought I'd end up in the back of a car
You probably thought that I'd never escape
I'd be a rat in a cage, I'd be a slave to this place
You don't know how hard I fought to survive,
Waking up all alone when I was left to die
You don't know about this life I've led,
All these roads I've walked
All these tears I've bled
So how can this be?
You're praying to me
There's a look in your eyes,
I know just what that means
I can be, I can be your everything
I can be your whore!
I am the doll you created
I am your sin
I am your whore
But let me tell you something baby
You love me for everything you hate me for
I'm the one that you need and fear
Now that you're hooked, it's all becoming clear
That all your judgments that you placed on me
Was a reflection of discovery
So maybe next time when you cast your stones
From the shadows of the dark unknown
You will crawl up from your hiding place
Take a look in the mirror
See the truth in your face
So how can this be?
You're praying to me
There's a look in your eyes,
I know just what that means
I can be, I can be your everything
I can be your whore!
I am the doll you created
I am your sin
I am your whore
But let me tell you something baby
You love me for everything you hate me for
Oh whoa ho, oh whoa ho, oh whao ho [x2]
I am the doll you created
I am your sin
I am your whore
But let me tell you something baby
You love me, you want me, you need me!
I can be your whore!
I am the doll you created
I am your sin
I am your whore
But let me tell you something baby
You love me for everything you hate me for
I can be your whore!
I can be your whore!
I can be your whore!
But let me tell you something baby
You love me for everything you hate me for
You love me for everything you hate me for
Puttana - traduzione testo in italiano
Sono la ragazza a cui hai pensato a lungo
quella senza cui puoi vivere
Sono la ragazza che stavi aspettando
ti inginocchierai davanti a me
mi supplicherai di dartene ancora
Non pensavi che sarei arrivata così lontano,
pensavi che sarei finita sui sedili posteriori di una macchina
Probabilmente pensavi che non sarei mai fuggita
sarei stata un topo in gabbia, una schiava legata a questo posto
Non hai idea di quanto io abbia combattuto per sopravvivere,
svegliandomi da sola dopo essere stata lasciata a morire
Non hai idea della vita che ho vissuto,
tutte le strade su cui ho camminato,
tutte le lacrime che ho versato.
Quindi com'è possibile?
Mi stai pregando,
c'è qualcosa nel tuo sguardo,
so cosa vuol dire
posso essere qualsiasi cosa che tu voglia!
Posso essere la tua puttana!
Sono la bambola che hai creato,
sono il tuo peccato,
sono la tua puttana.
Ma lascia che ti dica qualcosa, ragazzo,
tu ami in me tutte le cose per cui mi odiavi.
Sono quella di cui hai bisogno e di cui hai paura,
ora che sei attratto, ti sta diventanto chiaro
che tutti i tuoi pregiudizi su di me
erano il riflesso della tua scoperta.
Quindi magari la prossima volta che vuoi lapidare qualcuno
nascosto nell'ombra
uscirai dal tuo nascondiglio
ti guarderai allo specchio
e vedrai la verità sul tuo stesso volto.
Quindi com'è possibile?
Mi stai pregando,
c'è qualcosa nel tuo sguardo,
so cosa vuol dire
posso essere qualsiasi cosa che tu voglia!
Posso essere la tua puttana!
Sono la bambola che hai creato,
sono il tuo peccato,
sono la tua puttana.
Ma lascia che ti dica qualcosa, ragazzo,
tu ami in me tutte le cose per cui mi odiavi.
La bocca di Jun Rail non ti lasciava in pace.
Ti trapanava la fantasia, semplicemente.
Ti impiastricciava i pensieri.
Un giorno Dio disegnò la bocca di Jun Rail. E’ lì che gli venne quell’idea stramba del peccato.
La tua lingua, la tua saggia lingua che inventa la mia pelle,
la tua lingua di fuoco che mi incendia,
la tua lingua che crea l’istante di follia, il delirio del corpo innamorato,
la tua lingua, sacra frusta, dolce brace,
invocazione degli incendi che mi strappa a me stesso,
e mi trasforma,
la tua lingua di carne senza pudore,
la tua lingua di resa che mi richiede tutto,
la tua molto mia lingua,
la tua bella lingua che elettrizza le mie labbra,
che rende tuo il mio corpo da te purificato,
la tua lingua che mi esplora e che mi scopre,
la tua splendida lingua che sa dire pure che mi ama.
E non lo so. E' che ultimamente mi sento inquieta. Manca qualcosa.
La mente vaga e si riempie di domande alla ricerca di cosa sia quel vuoto.
Ma la pelle lo sa.
Ora si ricorda quello che ha detto dormendo.
Ha parlato del tempo che passa nella camera.
Vorrebbe tanto sapere come esprimere quel desiderio di tenere stretto a sè quel tempo che passa, faccia contro faccia, corpo contro corpo, vicini.
Dice che parla di quel tempo fra le cose, fra le persone, quello che gli altri buttano, senza importanza per loro, per quella gente perduta.
Ma dice che è forse il non parlarne che lo fa esistere, quel tempo che lei cerca di ritrovare.
Piange.
Dice che la cosa più terribile è l’oblio degli amanti, di quei giovani stranieri, occhi blu capelli neri.
Lui resta immobile, lo sguardo dissolto.
Lei si sdraia, si copre con le lenzuola e, il volto, lo nasconde con la seta nera.
Lui si ricorda che di tempo che passa si deve trattare nelle strane parole che talvolta lo fanno svegliare.
L'aria mi gela il viso mentre cammino senza meta, la testa pesante.
Trascino le gambe come un automa, un piede davanti all'altro.
Mi sento un animale perso. Gli occhi gonfi di dolore e il cuore che scoppia.
Guardo i volti delle persone che incontro, in cerca di un po' di calore.
A volte ci si può sentire così soli. E noiosi. E inutili.
Se potessi mi strapperei il cervello per farlo smettere di pensare.
Mi sento sul filo, in equilibrio precario. Un passo avanti o uno indietro e cascherei nel vuoto.
Una gabbia. Allungo la mano tra le sbarre a cercare la tua.
Ti vedo, lontano, guardarmi e non vedermi più. Non ti muovi.
Chiedo aiuto. Urlo. Nessuno mi sente. Quasi fossi un fantasma.
Li sento passarmi accanto, sfiorarmi come il vento. Impalpabili.
Poi sei arrivato tu. Mi hai presa per mano.
Le tue braccia mi stringevano in una morsa.
Potevo contare le mie ossa, stretta in quell'abbraccio, mentre mi asciugavi il volto e mi baciavi la testa.
Ti sei seduto in terra, sull'asfalto e mi hai presa in braccio.
La voce mi cullava, come quando, da bambina, mio padre mi raccontava le favole, per farmi addormentare.
Ho pianto i dolori di una vita, anche quelli per cui non ero riuscita mai a piangere. Ho pianto tra le tue braccia, e potevo sentire i tuoi, l'orecchio appoggiato al tuo petto.
Ho pianto tremando come una foglia, mentre la pioggia cominciava a cadere.
Ho pianto fino a non aver più lacrime.
Sentivo di esser viva solo per quell'abbraccio.
Mi tenevi per mano mentre cercavo di stare sul filo, impedendomi di cadere.
Mi guardavi da laggiù.
Gli occhi blu come il mare profondo in cui ero persa.
Lo condivido con voi, che ormai fate parte di me, più di molte persone che dicono di esserlo.
Il rispetto di ascoltare, perdonare e sentire quando ci si trova dall'altra parte.
Ma sapete.. Io sono quella che "va in crisi per una scurreggia".
C'è un limite a tutto. E si chiama rispetto. Rispetto della persona inanzittutto. Della sua dignità.
Rispetto del suo dolore. Rispetto delle sue scuse, chieste con umiltà.
Spero che nessuno di voi possa provare quello che ho provato io, in questi giorni.
Quel dolore così forte da farti perdere la ragione.
Quel dolore così forte da aver paura di non facela e preferire la morte a quello che senti.
La tua dignità calpestata, il tuo amore sputato via perchè adesso non serve. Adesso non è importante.
Ci sono altre cose più importanti. Altre cose più importanti di te, delle tue banalità, delle tue parole noiose, del tuo voler star vicino, per quanto goffamente.
Quel dolore così forte che ti fa rinascere a nuova vita, facendoti vedere tutto con altri occhi.
Per quanto uno possa sbagliare merita di essere ascoltato, sempre. E non trattato con sufficienza.
Per quanto possano essere noiosi, lunghi o banali, i suoi discorsi. Anche se si vuole chiudere la storia. A quella persona che ha condiviso tutto con te, glielo devi.
Magari, un giorno, potresti trovarti tu dall'altra parte.
Magari, un giorno, ti ricorderai di quella noiosa persona che tanto ti amava.
Magari, un giorno, quando quei problemi si risolveranno, aprirai gli occhi, allungherai un braccio in quel letto sconfinato e non troverai nessuno.
Voglio avere il diritto di sbagliare. E di essere perdonata. Come io lo concedo.
Non si dovrebbe mai finire la giornata senza aver fatto pace.
Con sé stessi. E con gli altri.
In pochi secondi tutto può cambiare. Quello
che ti pareva importante non lo è più, quelle che ti sembravano offese,
ti appaiono come punti di vista, quegli screzi ti sembrano pure
incomprensioni. Puoi ritrovarti dall'altra parte a dover perdonare, dimenticando i tuoi errori e di quando eri tu a richiederlo. Viviamo
in un contesto in cui il 70% dei problemi sono congetture
mentali o piccoli problemi risolvibili, il 20% sono problemi medi e
il 10%, forse, sono problemi gravi. Basterebbe, per un attimo, inserirsi in quel piccolo 10%, per rendersi conto diquanto
la vita sia speciale e di quanto ogni secondo sia meritevole di essere
vissuto, respirato a pieni polmoni, rimanendo senza fiato per la bellezza che ci è stata concessa di vivere. Quanto fiato sprecato e quanti stupidi
discorsi e quante effimere arrabbiature, ci impediscono di godere di
quello che abbiamo e che non tornerà più. Ingoiati dallo stress del lavoro, delle relazioni e delle nostre difficoltà, ci ingarbugliamo su noi stessi, come un gomitolo trascinato dal vento. Perdiamo tempo, energie e forze, credendo dei problemi insormontabili. Ci dimentichiamo di chi abbiamo accanto, del rispetto che dobbiamo avere per loro, della fortuna di non essere soli, di essere amati, di esser nati, in fondo, in quel piccolo 10% invece, che ha la fortuna di godere della salute, del calore di una casa e di una famiglia, e di qualcosa da mettere sulla tavola alla sera. Bisognerebbe a volte calarsi anche negli altri, per capire quanto siamo fortunati e quanto invece siano risolvibili i nostri problemi.
La vita è un dono che va scartato strappando la carta, con gli occhi di bambino che brillano di gioia. La vita è un dono che non riceveremo mai due volte. ___ ilBiancoEilNero
Veleno sono io, corpo sgualcito dalle pene, fragile nei peccati e consumato dalle colpe.
Il muscolo rosso, pulsa, si gonfia, e straborda nel petto, fino a scoppiare.
Affondo la lama, profonda nella carne. Una breccia da cui far spurgare l'amore. Fluisce il dolore come sangue, corre sotto pelle fino alla bocca e si spegne sulle tue labbra. "Qual è l’amor vero, quello che muore, o quello che uccide?"
Je suis belle, ô mortels! comme un rêve de pierre, Et mon sein, où chacun s'est meurtri tour à tour, Est fait pour inspirer au poète un amour Eternel et muet ainsi que la matière.
Je trône dans l'azur comme un sphinx incompris; J'unis un coeur de neige à la blancheur des cygnes; Je hais le mouvement qui déplace les lignes, Et jamais je ne pleure et jamais je ne ris.
Les poètes, devant mes grandes attitudes, Que j'ai l'air d'emprunter aux plus fiers monuments, Consumeront leurs jours en d'austères études;
Car j'ai, pour fasciner ces dociles amants, De purs miroirs qui font toutes choses plus belles: Mes yeux, mes larges yeux aux clartés éternelles!
Annullami,
voglio diventare niente,
intangibile, intoccabile,
ma così forte come il legame che ci unisce.
Annullami,
una mano sulla testa,
l'altra tra le gambe
a frugare tra i miei vergognosi pensieri.
Annullami,
il Tuo cazzo a
riempirmi la bocca
ed impedirmi di parlare.
Riempimi e svuotami.
Annullami,
voglio essere libera,
così in basso ai Tuoi piedi
da sentire solo il Tuo potere,
come le stelle lassù,
di cui conosciamo l'esistenza
solo per la luce che emanano.
Annullami,
affonda nelle mie viscere
e spanditi dentro me,
a diventare una cosa sola,
senza più confini,
io e Te.
Annullami,
voglio diventare tutto,
prima di svanire.
Era la vertigine.
L’ottenebrante, irresistibile desiderio di cadere.
La vertigine potremmo anche chiamarla ebbrezza della debolezza.
Ci si rende conto della propria debolezza e invece di resisterle, ci si vuole abbandonare a essa.
Ci
si ubriaca della propria debolezza, si vuole essere ancor più deboli,
si vuole cadere in mezzo alla strada, davanti a tutti, si vuole stare in
basso, ancora più in basso.
Come sei bella,
così sopra di me.
I capelli che accarezzano il viso,
gli occhi sfiorano i pensieri.
Baciami e ancora toccami,
sotto il Suo sguardo custode.
Con la voce avvolgi la mia mente,
che io non nasconda più
le mie vergognose voglie.
Spogliami adesso,
non ti fermare,
la tua mano tra le cosce,
le tue dita dentro me.
Voglio vedere i Suoi occhi luccicare,
a sentirmi urlare,
traboccare di piacere tra le tue dita.
Conoscimi - ella diceva
Conoscimi prima che io mi separi da te, prima che tu mi lasci.
Metti la tua pena contro la mia pena.
Tenta di scuotermi e sollevarmi per sentire il peso di quel che dentro mi pesa più della mia carne.
Fammi sanguinare ancora, se non sai di che sa il mio sangue.
Fammi ancora male, amor mio dolce, fammi sempre più male finché tu mi somigli; perchè in nulla possiamo somigliarci se non nella crudeltà, ma tu non puoi eguagliarmi nel patirla.
Ricordati del mio corpo come io mi ricorderò della parola che acompagnava i tuoi colpi.
Fragile e fortissima,
casta e troia,
intima e immensa.
Abbiate cura di incontrare chi non sta nel mezzo.
Cercate gli esseri estremi, i deliri, gli incanti.
Sembra
che gli occhi ti scivolino via dalla faccia, e le mani diventano come
le mani di un altro, e allora tu pensi cosa mi sta succedendo?,
e
intanto il cuore ti batte dentro da morire, non ti lascia in pace...
e
da tutte le parti è come se dei pezzi di te se ne andassero, non li
senti più...
insomma te ne stai per andare,
e allora io mi dico devi
pensare a qualche cosa, devi tenerti aggrappata a un pensiero,
se riesco
a farmi piccola in quel pensiero poi tutto passerà,
bisogna solo
resistere,
ma il fatto è che...questo è davvero l'orrore... il fatto è
che non ci sono più pensieri, da nessuna parte dentro di te, non c'è un
pensiero ma solo sensazioni, capite?
sensazioni... [...] qualcosa che
morde, un demonio che ti morde e ti fa a pezzi.