sabato 30 marzo 2013

Il bar.

Ero entrata in quel bar nell'orario di chiusura per placare la sete che sentivo da un pò.
Lui era dietro il bancone. Un tipo alto, moro, ben piazzato.
"Un tè freddo, perfavore" - avevo chiesto.
"Stavo chiudendo" - disse con voce scocciata.
Prese un bicchiere, ci mise del ghiaccio e mi versò del tè.
Aveva uno sguardo torbido, impertinente, di quelli che bruciano la pelle, mentre mi guardava sorseggiare il mio tè.
Non staccava gli occhi da me. Sembrava scoparmi con gli occhi.
Mi sentivo imbarazzata, un leggero rossore coloriva il mio viso e i miei occhi cercavano rifugio nel pavimento.
Andò verso la porta del bar e la chiuse.
"Ti avevo detto che stavo chiudendo, no?" - disse, mentre spegneva le luci.
Io non risposi. Non sapevo che dire. Non mi aspettavo di ritrovarmi in quella situazione.
Il cuore comincò a battermi all'impazzata.
Volevo replicare, scappare.. e invece rimasi lì, immobile, in piedi davanti al bancone.
Lui si avvicinò a me con passo deciso. Mi sollevò con forza e mi mise a sedere su quel banco.
Mi sfiorò il volto e le labbra, mentre continuava a scoparmi con gli occhi e con quello sguardo prepotente. La mano scese lentamente lungo il collo e ad accarezzare i miei seni attraverso la camicetta.
Un fremito percorse il mio corpo che si accese di desiderio. Pensieri sfacciati nella mia mente.
Con gesto deciso strappò la mia camicetta, facendo uscire i seni, gonfi, eccitati e svelando i miei capezzoli turgidi.
Restò immobile per lunghi istanti ad osservarmi, a seguire le mie curve, seduta su quel bancone, ormai succube del suo volere e della mia eccitazione.
Poi si avvicinò e mi baciò con impeto.
La sua lingua frugava nella mia bocca senza ritegno, impossessandosi di tutti gli spazi, invadendola con il suo sapore.
Poi all'improvviso le sue labbra si allontanarono, lasciandomi stordita, abbandonata.
Mi spinse con forza sul bancone finchè mi sdraiai.
Slacciò i miei pantaloni e la sua mano si insinuò dentro scoprendo le mie mutandine umide, intrise di voglia. Scese leggermente i miei jeans e le mie mutandine, scoprendo il mio sesso.
Sentivo la mia fica pulsare e la mia voglia indecente scendere umida tra le cosce.
Ormai desideravo solo essere scopata, usata, posseduta.
La sue dita si infilarono prepotentemente tra le cosce, schiudendo le labbra e muovendosi rapide sul clitoride.
Sentivo il piacere pervadere il mio corpo, il mio cuore correre veloce e il mio respiro farsi affanoso.
Mi abbandonò di nuovo, lasciando il mio corpo urlare di desiderio.
A tratti, i fari delle macchine entravano dalle vetrate, illuminando il bancone. Potevo sentire il vociferio della gente che camminava nella strada e lo sfrecciare delle macchine.
Mi sentivo indifesa, esposta.
Prese un cubetto di ghiaccio dal bicchiere, me lo appoggiò sulle labbra e lo fece scivolare lentamente lungo il mio corpo accaldato, acceso, sui miei seni, sul mio ventre.
Era una tortura sentire quel freddo percorrere lentamente la mia pelle calda, creando brividi lungo il suo passaggio.
Poi poggiò il cubetto sul mio sesso, premendolo tra le labbra. Il mio corpo sussultò.
Inarcai la schiena sotto quel tocco gelido, come a cercare di allontanarmi.
Sentii che si slacciava i pantaloni.
Il suo sesso sfiorò la miafica e poi mi penetrò violentemente, affondando dentro di me.
Un gemito uscì dalla mia bocca.
Sentivo il suo cazzo spingersi dentro, con forza. Colpi decisi, profondi, mentre lentamente faceva scorrere il cubetto di ghiaccio sul mio clitoride.
La mia mente era come svuotata, confusa da quelle sensazioni così diverse, contrastanti, opposte.
Il freddo gelido, doloroso del ghiaccio sul mio clitoride turgido, sensibile stimolato da quel tocco, e il suo membro caldo, che si faceva spazio prepotente dentro me.
Il mio respiro diventò quasi rantolo, i miei gemiti sembravano uscire dalle viscere, instintivi, selvaggi, finchè non sentii esplodere il mio corpo.
Piccole scosse lo pervasero mentre il mio ventre si contraeva di piacere.
Mi tirò giù dal bancone. Avevo ancora la testa vuota, in preda all'orgasmo appena provato.
"Adesso succhia" - mi disse, costringendomi ad inginocchiarmi.
Avvicinò il suo cazzo alle mie labbra e me lo spinse dentro.
Sentii il suo sesso invadere la mia bocca, il suo sapore misto al mio, l'odore del sesso appena consumato.
Con le mani guidava la mia testa, a spingerlo sempre più dentro, fino a toccare la gola, fino a soffocarmi, fino a rigare il mio viso del rimmel che colava misto alle mie lacrime.
Lo vedevo osservare il mio volto contratto, le mie labbra stringersi intorno al suo sesso, la mia saliva colare all'angolo della bocca, il mio respiro affaticato, i miei occhi bagnati.
Mi lasciai scopare la bocca come una puttana, leccando con la lingua il suo membro caldo, coprendolo di saliva, e lasciandolo invadere ogni spazio,rubandomi l'aria, finchè non mi riempì la bocca con il suo piacere caldo, salato. Leccai il suo sesso fino all'ultima goccia.
"Brava" - mi disse, carezzandomi il volto.
Il suo sguardo era cambiato, compiaciuto, dolce.
Mi aiutò a rialzarmi e mi strinse tra le sue braccia.



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