venerdì 7 giugno 2013

Paura.

Ma ci sono quei dieci minuti nelle mie giornate, quelle mezz’ore in cui non capisco più niente, e non importa quante persone mi vogliano bene in giro per il mondo: sono sola.
Non posso chiamare nessuno, sono come un pesce che ha dimenticato come  si sta sott’acqua.
Sono in apnea senza la bombola d’ossigeno.
Vado giù e posso tirarmi su solo con le mie forze.
Non è niente, è solo che ho paura.
E la paura è una delle sensazioni più estranianti che abbia mai provato.

___ Susanna Casciani.


Come quando ero bambina e mi prendeva quell'attimo di paura.
Andavo a rannicchiarmi  nell'angolo del sottoscala.
Stringevo forte le gambe al petto, mettevo la testa sulle ginocchia e chiudevo gli occhi.
Quello era il mio modo di urlare. 
Era il mio modo di scappare dai miei fantasmi, correre a più non posso lontano da tutti e da tutto, sentire il fresco del vento in faccia che asciuga le lacrime e urlare a squarciagola il mio dolore.
Urlavo dentro, in silenzio.
Urlavo. 
Urlavo finché la mente si svuotava di tutto, finché il cuore tornava lento e ricominciavo a respirare.
Finché non arrivava mia mamma a cercarmi preoccupata, dicendomi che si era impaurita perché non mi trovava più.
E io la guardavo sorridente, con la mia faccia da schiaffi, da bambina impertinente e dispettosa.

Non è niente. È solo che ho paura.

La paura è una delle sensazioni più estranianti che abbia mai provato.

___ ilBiancoEilNero


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